In occasione dell’uscita del film nelle sale, abbiamo avuto il piacere di incontrare il regista Enrico Caria e l’interprete principale Patrizio Rispo. L’era legale è lo sguardo ironico e “incantato” su uno scenario futuristico nel quale Napoli è finalmente libera dalla camorra e dalla “monnezza”. Ma libere sono anche le droghe; un provvedimento voluto dall’eccentrico sindaco Nicolino Amore, per porre fine al contrabbando e alla criminalità organizzata che prolifera nel proibizionismo. Il film, raccontato sotto forma di mockumentary, ovvero il falso documentario, si avvale della presenza di personaggi veri ed autorevoli come Pietro Grasso e Vincenzo Macrì (rispettivamente Procuratore e Vice Procuratore Nazionale Antimafia) e Giancarlo De Cataldo (Magistrato e scrittore).
Come nasce il progetto di questo film e la scelta di utilizzare questo tipo di narrazione?
Enrico Caria: A mio parere il pregio e il difetto di questo film è il fatto che, non essendo un professionista del settore, ma prima di tutto uno scrittore satirico, ho nella mia indole il gusto nello sperimentare i linguaggi. L’idea del mockumentary mi piaceva molto soprattutto per la possibilità che ti offre nelle intenzioni ironiche. Io parto sempre da uno spunto che mi convinca realmente quando comincio a scrivere e, in questo caso, la necessità di lavorare ad un tema così impegnativo è stata il vero motore trainante.
Cosa ti ha attirato di questo personaggio?
Patrizio Rispo: Per me Nicolino Amore non è un superuomo ma una persona normale che fa cose normali. Per una serie di coincidenze fortuite si ritrova al potere, dal quale viene immediatamente sedotto. Successivamente, vedendo le cose dall’interno, la sua prospettiva cambia radicalmente e capisce la necessità di trovare delle soluzioni. Sembra una vera e propria assurdità quella di liberalizzare le droghe ma forse è la scelta più giusta per sconfiggere lo strapotere delle mafie, che si crogiolano nello smercio.
Quando sei stato contattato per questo piccolo “ruolo” hai avuto dei dubbi?
Giancarlo De Cataldo: Nessun dubbio. Quello che mi ha affascinato di questo film è che dietro l’ironia c’è uno stravolgimento del linguaggio. Dietro questo racconto c’è la speranza che il tema della legalità non sia più solo un’utopia ma una realtà tangibile. Attraverso il finto documentario, che unisce divertimento ed ironia all’interno del racconto, si ha la possibilità di essere, invece, serissimi negli intenti.
Quanto è stato complicato intraprendere questo progetto low budget?
Eduardo Rumolo (produttore): Innanzitutto era necessaria tanta passione. Considerando che si tratta di un film che non si è avvalso di nessun contributo statale, senza l’entusiasmo di troupe ed attori, sareppe stato impossibile realizzare questo film.
Serena Guidoni